[FanFiction Contest] Non girava il mondo, se non c’eri tu. – Rita

Non girava il mondo, se non c’eri tu.

 

“Distratto”

 

Non ti era mai piaciuto stare al centro dell’attenzione, fin da piccolo hai sempre cercato di isolarti, rifugiandoti in angoli da te creati per custodire la tua quiete.
Non era qualcosa tale da potersi chiamare solitudine, ma non eri mai con qualcuno che non fosse te stesso.
L’hai vista per la prima volta all’inizio del tuo secondo anno di liceo. La scuola iniziava il lunedì successivo, tranne che per i primini, già dal venerdì trascinati in quell’antro rumoroso e fin troppo grande, con chiacchiere e segreti nascosti, eppur riecheggianti,  nei corridoi stessi. Ti ci aveva trascinato Castiel, a scuola con due giorni d’anticipo. Era l’unico giorno dell’anno in cui si alzava presto di sua spontanea volontà perché “Dai, vedrai che sballo! Le facce dei primini sono sempre così splendidamente spaventate”, diceva soddisfatto da due anni a questa parte. In realtà lo sapevi bene che voleva solo scegliere le sue vittime.
Camminavi svogliato cercando di star dietro al tuo euforico amico che camminava a passo saltellante poco avanti a te, quando andasti a sbattere contro qualcosa, che ben presto si rivelò essere una ragazzina.
Sei rimasto un attimo interdetto, guardandola cogliere il quaderno che le era scivolato. I suoi corti capelli biondi, leggermente spettinati, sembravano così morbidi che per un attimo avresti voluto accarezzarglieli.
Raccogliesti un foglio scivolato fuori dal quaderno e glielo porgesti. Lei ti guardò, sorridendoti per poi correre verso la scuola, con i suoi grandi occhi grigio perla.

 

“… Un’ora un giorno o poco più, per quanto ancora ci sarai tu?”

 

Quando, tornando a casa, t’imbattesti in un bloc-notes nero, lo raccogliesti senza pensarci. Non lo hai letto perché dopotutto quello che c’era scritto non era affar tuo, non t’interessava nemmeno in realtà, ma la prima pagina l’hai aperta lo stesso. Non c’era scritto nulla, solo il nome Lysander Ainsworth a caratteri eleganti, seguito dalla sua classe. Guardandoti attorno, hai riconosciuto il posto in cui, quella mattina stessa, ti sei scontrata contro quel ragazzo. Hai portato con te quel blocchetto per tre giorni, prima di riconsegnarglielo, con uno dei tuoi soliti sorrisi, il secondo giorno di scuola. Hai dovuto giurare e spergiurare di non aver letto niente decine di volte prima che il ragazzo abbassasse la guardia nei tuoi confronti, sorridendoti così splendidamente da farti sciogliere, prima di seguire un suo amico dall’eccentrica capigliatura rossa che lo esortava a “muovere il culo altrimenti avrebbero di nuovo perso l’autobus”. Ferma in mezzo al corridoio affollato, pensasti subito che i suoi occhi erano bellissimi. Quello fu il vostro secondo incontro, quattro anni prima.
E adesso che eri lontana ti aveva forse dimenticata? Adesso che avevi scelto di andartene cos’avrebbe pensato di te?

 

“…Se non fa rumore l’anima, e quando sei qui davanti non s’illumina, è perchè non ne sento più il calore, non ne vedo il colore. “

 

Dall’ultima volta che l’hai vista sono passati mesi. L’estate è alle porte ma tu senti solo freddo, come quel pomeriggio di Dicembre, quella volta nevicava. L’avevi invitata a bere qualcosa dopo scuola, e avresti cercato un pretesto per – finalmente! – dichiararti. C’erano voluti anni per rassegnarti al fatto che quello che provavi andava al di là dell’amicizia. Un amico non si addormenta la sera pensando a degli occhi e non arrossisce ogni volta che li incrocia in corridoio. Quante risate s’era fatto, Castiel, quando gli hai detto che avevi intenzione di confessarle i tuoi sentimenti. Diceva che probabilmente ti saresti inginocchiato davanti a lei recitando Shakespeare e lei sarebbe scappata pensando di avere davanti un matto, poi hai nominato Debrah e lui tornò ad accordare la sua chitarra, dopo averti mandato a fanculo e continuando a prenderti a parole borbottando tra se e se. Anche se a detta sua l’aveva dimenticata, sbottava di rabbia ogni volta che la sentiva nominare.
Quel pomeriggio lei ti stava già aspettando fuori da scuola, con il viso sprofondato in un’enorme sciarpa bianca dall’aspetto morbido. Le ciocche anteriori degli ancora corti capelli le cadevano davanti al viso, e lei cercava di spostarle soffiando. Era adorabile. Camminando, però, la sentivi tesa. Seduti davanti a due tazze fumanti di cioccolata calda, pronunciaste i vostri nomi contemporaneamente, e decidesti di farla parlare per prima, da bravo gentleman. Dopo essersi torturata le dita per un po’, ti disse quello che aveva da dirti.
Avresti preferito che continuasse a torturarsi le dita.

 

“…Un’ora, un giorno o poco più, per quanto ancora ti crederò? Solo e perso e più confuso …”

 

Quando gli chiedesti cosa doveva dirti, Lysander non rispose. Continuò a fissarti con aria sconvolta, tenendo la tazza tra le mani. Doveva essere incandescente. Non avresti dovuto dirglielo, non avesti voluto,  ma fare l’attrice … Era sempre stato il tuo sogno. Quando due osservatori ti avevano notata alla recita scolastica, ti chiesero di seguirli poco dopo, dicendo che ti avevano già considerata a diverse recite della scuola di recitazione che frequentavi nel pomeriggio. Continuasti a fissarlo ancora per un po’, prima di uscirtene con un “ti amo!” asserito con un tono di voce che non era alto e nemmeno basso. Ma neanche normale. Per un po’ nessuno disse nulla, poi lui abbasso lo sguardo. “Anche io” disse, prima di contrarre le labbra riducendole a un segmento sul viso.
Non lo avresti mai detto, dopotutto, Lysander era sempre così distante! Sempre così distratto. Invece era evidente come lo guardavi tu. Se n’erano accorti tutti, in classe, tranne Lysander.
Kim e Rosalya non la smettevano più di fare battute e sottili allusioni ogni volta che un paio di occhi bicolore erano in vista. Una volta entrate in azione nessuno le fermava più, e per te era meglio la tortura. A quel punto, scappavi con Violet, sorda alle risate delle altre due. “Sei sempre così tenera, a volte mi chiedo sei hai davvero diciassette anni, piccola”, ripeteva Kim alludendo al tuo fisico, rimasto uguale a quando di anni ne avevi poco meno di quattordici. Lysander, assente com’era, non aveva mai capito nulla. Tra voi, anche dopo la dichiarazione non c’era stato niente, nemmeno un bacio. Sospiri cacciando via le lacrime che, a mesi di distanza, ti rendono ancora gli occhi lucidi. Certe cose finiscono ancora prima di iniziare, pensi, poco prima di entrare in scena.

 

“ …E ora vedi che sto ridendo? E chi mi guarda non sei tu, tu eri sempre distratto. “

 

Eri convinto che voi due vi foste innamorati subito, che foste stati creati e messi al mondo solo per quello scopo. Eri pronto a giurare che quell’amore, bellissimo e fragile, era la cosa più bella e pulita che si fosse mai vista nell’ Universo. Così schivo, così sfuggente e delicato, fatto solo di sguardi e sorrisi, era inconsistente eppure fortissimo. Da quando se n’era andata la vedevi ovunque come fosse un ologramma, temevi d’impazzire. Rimpiangevi tremendamente di non averla fermata, di averla lasciata partire così, senza nemmeno salutarla preso com’eri dal tuo cuore andato in pezzi.
Ma anche tu, umano e quindi fragile, avevi dei sentimenti dietro la lastra di ghiaccio che ti proteggeva dal mondo esterno. Tornato nella solitudine che ti avvolgeva a guscio da bambino, nel guscio che ti circondava, avevi portato con te solo una pagina strappata da una rivista di Castiel – Si, il forte e invincibile Castiel leggeva le riviste – mentre lui non guardava. Era così bella anche in fotografia che faceva quasi male. Bella da spezzarti di nuovo il cuore. Ma non volevi andare avanti così, non potevi. Ti getti all’indietro sul letto, stringendo il foglio al petto. Quell’immagine meravigliosa ed effimera che si era creata nella tua mente, quella vaga idea dell’amore che per un attimo ti aveva sfiorato, aveva finito solo farti male. Tu l’Ami, ma non vuoi più soffrire.

 

…Per un’ora, un giorno forse un po’ di più, non girava il mondo se non c’eri tu, 
e non volermi male adesso se non ti riconosco.”

 

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